Carlo Poerio e William Gladstone
Le due Lettere al Conte di Aberdeen sui processi politici del governo napoletano (1851)
I documenti dell’Archivio di Stato di Napoli
A cura di Anna Poerio Riverso
Introduzione di Renata De Lorenzo
Rubbettino Editore
La questione delle Lettere di Gladstone a Lord Aberdeen sui processi politici del governo napoletano è stata da sempre molto dibattuta. Quando esse furono pubblicate nel 1851 suscitarono grande scalpore in Europa e negli Stati Uniti d’America perché rivelarono i soprusi subiti dai prigionieri politici napoletani e, in particolar modo, dal barone Carlo Poerio, che fu ingiustamente imprigionato dopo essere stato accusato da Luigi Jervolino, che fu pagato per testimoniare il falso, di appartenere alla Setta l’Unità Italiana.
Il libro “Carlo Poerio e William Gladstone. Le due Lettere al Conte di Aberdeen sui processi politici del governo napoletano (1851). I documenti dell’Archivio di Stato di Napoli”, a cura di Anna Poerio Riverso, con una introduzione di Renata De Lorenzo, edito da Rubbettino, raccoglie e analizza documenti inediti dell’Archivio di Stato di Napoli, Ministero degli Affari Esteri, Affari Riservati dell’On. W. Ed. Gladstone 1851. Si tratta della cospicua corrispondenza diplomatica di Giustino Fortunato, Ministro degli Affari Esteri del Regno delle Due Sicilie, relativa alla pubblicazione delle Lettere di Gladstone, che comprende anche lettere inedite di William Gladstone, di Lord Aberdeen e di Lord Palmerston indirizzate al principe di Castelcicala, ambasciatore del Regno delle Due Sicilie a Londra. Questi documenti si sono rivelati una fonte preziosa per fare luce sull’argomento. Il libro nasce quindi dall’analisi, selezione e trascrizione di tali documenti e comprende anche la traduzione, curata da Anna Poerio Riverso, di saggi di studiosi stranieri, Denis Reidy, Steve Soper e Pierre-Marie Delpu, che illustrano le dinamiche che precedettero il viaggio a Napoli dell’illustre statista, la pubblicazione delle Lettere e l’uso efficace della stampa per veicolare il suo messaggio umanitario. Tra i documenti inediti ritrovati, di notevole valore è la lettera del 19 settembre 1851 (di cui si conserva all’Archivio di Stato di Napoli sia una copia in inglese che una trascrizione in italiano) indirizzata al principe di Castelcicala e scritta da Lord Aberdeen, il quale mette in chiaro che il pamphlet di Gladstone è frutto di ciò che egli ha personalmente constatato in riferimento alle terribili pene sofferte dai prigionieri politici napoletani. Egli ribadisce che Gladstone, oltre a essere uno degli uomini più coscienziosi, è incapace di asserire cose della cui verità non è pienamente convinto. Inoltre, rimarca che il dispaccio inviatogli da Giustino Fortunato, in risposta a quanto asserito da Gladstone, non nega il disumano trattamento dei prigionieri, barbaramente incatenati a coppie, né mostra che sia stata data qualche disposizione per migliorarlo.
Altrettanto importanti e sorprendenti sono due lettere datate l’una il 26 settembre 1851 e l’altra il 5 novembre 1851, entrambe scritte dal barone Antonini e indirizzate al marchese Giustino Fortunato, da cui si rileva che sia l’imperatore d’Austria che Ferdinando II di Borbone elargirono doni in diamanti ad Alfonso Balleydier e a Jules Gordon per aver scritto, su commissione, le Confutazioni alle Lettere di Gladstone.
Come è noto, la pubblicistica borbonica ha tentato in vari modi di confutare le affermazioni di Gladstone, negando e occultando spudoratamente i maltrattamenti subiti dai prigionieri politici. Le tesi revisioniste si sono addirittura spinte a dichiarare falsa la visita del politico inglese a Napoli e a sostenere che egli avrebbe successivamente smentito la veridicità della sua denuncia, collocandola nel complotto organizzato da Lord Palmerston contro la monarchia borbonica. I documenti presentati nel libro edito da Rubbettino evidenziano l’infondatezza di queste tesi e dimostrano che il Regno delle Due Sicilie, attaccato e isolato, nel difendersi, rafforzò i legami con le potenze conservatrici, ricorse a sistemi di controllo della pubblica opinione, usò la corruzione. Ad esempio, il Regio Incaricato di Affari del Regno delle Due Sicilie a New York suggerì al re di comprare il silenzio dei giornalisti americani, pratica evidentemente non insolita, dato il peso della stampa nel condizionare le sfere di influenza e di consenso.
Resta il fatto che le affermazioni di Gladstone costituiscono una fondamentale e incontrovertibile testimonianza del feroce dispotismo borbonico e, specialmente in riferimento all’arresto e al processo di Carlo Poerio, sono perfettamente aderenti a quanto dichiarato da quest’ultimo nel suo discorso pronunciato davanti ai suoi giudici. Ad avvalorare le Lettere di Gladstone, emblematiche sono le parole a lui indirizzate da Carlo Poerio, dopo la sua liberazione, in una sua lettera scritta da Cork il 12 marzo 1859: “nulla vi ha di più esattamente istorico. Il vero spesso può non esser verisimile, soprattutto quando la rabbia della persecuzione studia tutt’i modi possibili per convertire una prigione in una tomba di uomini vivi.”
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